sabato 24 settembre 2011

lettera aperta del comitato


Lettera aperta
Ill.mo Sig. Sindaco 
del Comune di Lamezia T.

On.le Presidente
del Consiglio Comunale
di Lamezia Terme

On.li Assessori
della Giunta Comunale
di Lamezia Terme

On.li Consiglieri Comunali
del Comune di
Lamezia Terme

e p.c.   Egr. Direttore Regionale
per i Beni culturali e paesaggistici  
della Calabria

  Spett.le Gabinetto 
 del Ministero per i Beni e 
 le Attività Culturali


La Soprintendenza per i Beni e le Attività Culturali della Calabria con decreto n. 914 del 21 luglio 2011 ha apposto il vincolo sulle porzioni di terreno su cui insistono gli edifici storici dell’ex zuccherificio di Lamezia Terme. Ciò è avvenuto a seguito dell’azione promossa dal comitato spontaneo nonbuttiamolozuccherificio.
Come è noto, il comitato si costituì nel luglio del 2010 dopo che il Consiglio Comunale di Lamezia Terme deliberò l’approvazione di un progetto –presentato dalla società CISSEL– che prevedeva la totale demolizione di tutti i manufatti esistenti. Il Comitato, senza mai opporsi ad un intervento edilizio e di risanamento dell’area, ne invocava la compatibilità con le esigenze collettive di tutela, osservando che la conservazione avrebbe favorito anche la stessa società proprietaria, stante il possibile accesso ai finanziamenti pubblici a ciò destinati.   
Nella relazione che accompagna il decreto di vincolo la Soprintendenza ha fatto proprie tutte le istanze avanzate dal comitato.
Prescindendo da pur rilevanti considerazioni di merito sull’operato dell’Amministrazione Comunale e, soprattutto, sulle responsabilità dei dirigenti e dei tecnici che hanno istruito la pratica CISSEL evidentemente omettendo un quanto mai opportuno passaggio (la richiesta, cioè, di un parere preventivo della Soprintendenza), riteniamo che l’intera procedura amministrativa di approvazione di quel progetto debba oggi essere rivista. Infatti, alla luce del sopraggiunto decreto di vincolo, appare imprescindibile una nuova delibera del Consiglio Comunale, per consentire allo stesso organo che approvò il progetto originario di esaminare ed approvare le necessarie varianti che il progetto CISSEL dovrà subire.
Come cittadini, infatti, crediamo che il nuovo pronunciamento sulle varianti di progetto da parte di tutti i Consiglieri (titolari della funzione di programmazione e controllo) costituisca un fondamentale passaggio per conferire piena trasparenza e regolarità al procedimento.
Qualunque altra azione amministrativa, espressione di individuali iniziative da parte di Sindaco, Assessori o Dirigenti, avrebbe oggettivamente l’effetto di precludere la piena partecipazione democratica dei rappresentanti della comunità, trascurando fondamentali passaggi di legalità.
Il Comitato chiede, pertanto, al sig. Sindaco di favorire il detto pronunciamento disponendo ogni atto per la discussione dell’argomento in una prossima seduta del Consiglio; un Consiglio che auspichiamo aperto (almeno in una sua prima parte) alla partecipazione della stessa CISSEL, della Soprintendenza, di esperti della conservazione, anche al fine di favorire una conveniente informazione dei cittadini sulle varianti di progetto e sul rispetto del vincolo apposto.
Chiede, nel contempo, a tutti i Consiglieri Comunali di farsi portatori della presente istanza e di richiedere a loro volta la convocazione di un Consiglio Comunale che affronti il tema dell’approvazione delle varianti.
Siamo convinti –e riteniamo che ancor più lo siano tutti i destinatari della presente– che la crescita democratica della città passi anche da questo. Così come siamo convinti che la conservazione di questo e di altri beni culturali sia patrimonio politico e civile non solo dei componenti di un comitato,  né solo della Soprintendenza istituzionalmente preposta alla cura della materia, ma anche e soprattutto della cittadinanza, attraverso le istituzioni che direttamente la rappresentano.
Confidando nella sensibilità del Sindaco, degli Amministratori e dei Consiglieri Comunali, e rimanendo in attesa di risposta, il Comitato porge i più distinti saluti.
                                            Il Comitato spontaneo nonbuttiamolozuccherificio

mercoledì 12 gennaio 2011

mercoledì 5 gennaio 2011

CIO' CHE IL COMITATO HA FATTO

Lamezia Terme, una città difficile in una terra difficile, dove le aggressioni alle persone, alla comunità civile, alle istituzioni, sono all’ordine del giorno quanto quelle al paesaggio, al territorio, alla memoria. Dove tutto diventa emergenza e l’emergenza pretesto per praticare scorciatoie e scrollarsi di dosso pesanti fardelli del proprio patrimonio politico. Dove il cammino di recupero di dignità è irto di ostacoli e contraddizioni ed è dunque possibile che anche un’amministrazione di centro-sinistra rischi di incartarsi ed involvere proprio su temi sensibili che dovrebbero esserle i più familiari, com’è accaduto in materia di difesa dell’acqua pubblica o di tutela e conservazione dei beni culturali. Ma dove è ancora vivo il senso di difesa del bene collettivo che trova espressione nella nascita di aggregazioni, comitati, nella sottoscrizione di appelli, attraverso cui liberi cittadini tentano di scongiurare l’irreparabile. E’ così che nasce, tra gli altri, il comitato nonbuttiamolozuccherificio.

(http://nonbuttiamolozuccherificio.blogspot.com)

Il Comitato, con l’appello che ne chiede il riconoscimento dell’interesse storico ed etno-antropologico, è riuscito ad ottenere un sopralluogo da parte della Soprintendenza dei Beni Culturali, e spera ora che l’avviato procedimento amministrativo porti all’apposizione di un vincolo, nient’affatto incompatibile con le stesse esigenze del privato.

Il tema ha trovato interesse anche fuori dai confini regionali, tant’è che il 12 novembre scorso si è tenuto a Lamezia Terme un convegno (Non buttiamo lo zuccherificio: investire nella conservazione, concorrere allo sviluppo) che ha visto la partecipazione di esperti di chiara fama nel campo appunto della conservazione (Prof. Arch. Marco Dezzi Bardeschi, docente di Restauro al Politecnico di Milano, direttore della rivista Ananke), in quello storico (prof. Arch. Gregorio Rubino, docente di Storia presso l’Università Federico II di Napoli e responsabile per la Calabria dell’Associazione Italiana Patrimonio Archeologico Industriale), in quello urbanistico (Prof. Arch. Mariadele Teti, docente di Urbanistica all’Università di Reggio Calabria, membro di Italia Nostra e dell’Istituto Nazionale Urbanistica), in quello amministrativo (Dott. Emilio Matroianni, dirigente della Regione Calabria, membro del Centro Studi Pensiero Meridiano).

Beni come l’ex zuccherificio di S. Eufemia costituiscono di per sé un valore da cui partire e non da azzerare; da lì occorre andare avanti procedendo non per sottrazioni ma per aggiunte, che sono anche arricchimento di qualità e di senso nella vita di un territorio; lo dimostrano gli esempi di altri ex zuccherifici (Forlì, Parma, Ferrara, Capua, Granada), alcuni rinvenuti in uno stato ancora più degradato, la cui storia è stata considerata degna di testimonianza visibile per la collettività, e la cui opera di restauro è stata concepita in piena integrazione con lo sviluppo territoriale (Dezzi Bardeschi). Interventi analoghi tanto più dovrebbero auspicarsi in Calabria, una terra già povera di lavoro, nella quale spesso ci siamo concessi il lusso di annullare anche i pochi esempi di archeologia industriale rimasti, quasi a voler rimuovere le tracce di un fallimento; cancellando, così, la “memoria del lavoro” e sostituendola con i simboli del mercato e del tempo libero (Rubino). L’area in questione, tra l’altro, ha una connotazione così strategica che la sua sistemazione, ferme restando le prerogative della società proprietaria, non può essere rimessa alla sola iniziativa privata, ma va necessariamente concertata col pubblico (Teti), peraltro con la possibilità, a beneficio dell’uno e dell’altro, di utilizzare i fondi strutturali europei che da qui a breve, se per tempo se ne prepareranno le condizioni, potranno essere utilizzati (Mastroianni).